Il 25% delle imprese italiane prevede di crescere nel 2024

In base ai report di Unioncamere un’azienda su quattro in Italia vede il 2024 come un anno di crescita, mentre sei aziende su dieci scommettono sulla stabilità del loro giro d’affari.

Il quadro geopolitico è decisamente complesso, ma per un quarto delle imprese italiane gli affari cresceranno nel 2024 mentre per la maggior parte rimarranno stabili. E’ quanto rivela un sondaggio Ipsos-Unioncamere-Tagliacarne, diffuso lo scorso 27 ottobre in occasione della Conferenza internazionale di Torino. L’appuntamento ha fatto il punto su criticità e sfide con cui si deve confrontare il sistema produttivo nazionale. Come sottolinea la stessa Unioncamere, la quota dei pessimisti è prossima al 18%, ma in discesa rispetto allo scorso anno quando era pari al 42%. Certo non tutto il Paese mantiene questo profilo. Le aziende del Nord mostrano infatti maggior ottimismo per il prossimo futuro rispetto a quelle del Mezzogiorno e del Centro Italia (al Nord gli ottimisti o i “neutrali” sono l’85% mentre al Sud tale quota scende all’81% e al Centro al 77%). La manifattura e i servizi contano inoltre le quote più elevate di imprese che propendono per una stabilità dell’andamento aziendale nei prossimi mesi o in un suo miglioramento, rispetto al commercio.

Dedica attenzione alla notizia il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Filomena Greco pubblicato lo scorso 28 ottobre: Il presidente Andrea Prete ribadisce che «l’Italia ha resistito e reagito meglio di altri, ma questo è un Paese che ha detto troppi “No” nella sua storia. L’ipertrofia normativa e la burocrazia condizionano pesantemente gli investimenti e il lavoro delle nostre imprese». Unioncamere ha coordinato i lavori, con tutte le principali associazioni datoriali italiane, di una Commissione sulla semplificazione che ha prodotto tre documenti con proposte concrete destinate al ministero dell’Ambiente. Transizione digitale e green si sono imposte come veri e propri driver nelle strategie delle aziende, come dimostra la survey realizzata in occasione dell’Assemblea annuale da Ipsos-Unioncamere-Tagliacarne.

Sempre nell’articolo si ricorda come intorno all’Europa e alle politiche sulla sostenibilità la visione che emerge dalle imprese italiane è tutt’altro che univoca: Da un lato ci sono le voci critiche dello stesso presidente Prete, accanto al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – «Su cibo, vino, auto serve approccio non ideologico, per non portare l’industria europea fuori dai binari» – e di Vladimir Dlouhy, presidente dell’Eurochambres, che ricorda come l’economia europea abbia perso peso, in 14 anni, rispetto a quella americana e come l’approccio europeo iper-regolativo vada superato con l’elezione della prossima Commissione.