Un vero e proprio colpo di scena nelle complesse trattative di mercato e politiche sulla vendita della rete TIM: Merlyn Advisors, il fondo lussemburghese che fa capo ad Alessandro Barnaba, ex banchiere di Jp Morgan, si è dichiarato disposto ad entrare nella partita. Ricordiamo che domenica 5 novembre i vertici TIM sono chiamati a votare sull’offerta da circa 23 miliardi avanzata dal fondo USA Kkr. Il fondo attivista Merlyn ha inviato una lettera al Cda di Tim, puntualizzando delle criticità sulla strategia impostata dall’azienda e chiedendo di mantenere in mani italiane la rete sotto l’egida della Cdp. Dedicano attenzione al tema tutti i principali organi di stampa e con particolare rilievo le testate economico-finanziarie, fra cui Verità&Affari con un articolo pubblicato lo scorso 27 ottobre: Un piano alternativo. Che non passa dalla vendita della rete, ma da un nuovo ad. Che non chiede soldi al governo e che anzi promette di riportare il prezzo delle azioni ad 1 euro. E di tornare a pagare pure i dividenti. Merlyn Advisors, il fondo lussemburghese che fa capo ad Alessandro Barnaba, ex banchiere di Jp Morgan, entra a sorpresa nella telenovela di Tim e della rete. In una lettera al Cda propone un piano alternativo a quello di Kkr, che scontenta il principale azionista Vivendi e che chiama il Tesoro ad un impegno diretto verso l’ex monopolista. Invece, il fondo, che di Tim possiede una quota di poco inferiore al 3%, promette di voler mantenere la rete “saldamente in mani italiane”.
Lo scenario prospettato dal fondo Merylin evidenzia chiaramente la volontà di proporre agli azionisti TIM una futura rete nazionale “unica” sotto Cdp. Inoltre il piano prevederebbe la vendita della parte consumer e di Tim Brasil e il mantenimento della quotazione per una nuova Telecom Italia – si vorrebbe tornare a questo nome – con all’interno solo l’infrastruttura. I contenuti della proposta sono stati fatti pervenire con una lettera firmata direttamente da Alessandro Barnaba sul tavolo del consiglio d’amministrazione TIM. In questo quadro Cdp si collocherebbe alla guida di una rete unica, unendo gli asset di rete di TIM e di Open Fiber. Come ricordato da alcuni organi di stampa, la proposta potrebbe avere le gambe per camminare, anche perché eviterebbe al Ministero dell’Economia e Finanze un esborso di circa 2,5 miliardi, che erano stati messi in conto per partecipare ai percorsi di acquisto ipotizzati.