L’offerta vincolante di Kkr giudica il valore della rete 18,8 miliardi di euro, senza considerare eventuali incrementi legati al verificarsi di determinate condizioni che potrebbero aumentare il valore fino a 22 miliardi, si legge in una nota diffusa da Tim. Il consiglio TIM ha deliberato a maggioranza (con 11 voti favorevoli e 3 contrari) che la decisione sull’offerta “è di competenza esclusiva consiliare” e ha quindi dato mandato all’AD di finalizzare i contratti vincolanti. Sulle basi di questi sviluppi, l’amministratore delegato, Pietro Labriola, è convinto che la nuova Tim senza rete possa tornare a fare profitti. Ed è pronto a difendere la sua convinzione anche in sede legale nel caso di un ricorso da parte del primo socio del gruppo, Vivendi. Dedicano attenzione al tema i principali organi di stampa, fra cu il Corriere della Sera, con un articolo a firma di Francesca Bertolino: L’affare non è altrimenti reversibile, neanche attraverso un’ipotetica assemblea straordinaria richiesta dai soci dissenzienti, ha rimarcato il capo legale di Tim, Agostino Nuzzolo. Nel presentare i conti dei novi mesi, così, Labriola si è portato avanti, illustrando alcuni numeri dell’azienda di servizi a privati e imprese che resterà quotata a Piazza Affari. La vendita della rete al fondo Usa consentirà a Tim di liberarsi di due oneri. Da un lato, quello di investire per ammodernare l’infrastruttura, compito che ora spetterà ai nuovi proprietari, Kkr, governo e F2i. Dall’altro, quello di servire un debito di 20,6 miliardi (che, con i contratti di leasing, tocca 26 miliardi), costato nel 2023 già quasi 2 miliardi. Stando alle proiezioni del manager, ne deriverà un gruppo con un debito di 6,4 miliardi e un piano di investimenti annuo da 2 miliardi. Così alleggerita, la nuova Tim potrà aumentare del 10% annuo l’ebitda dai 3,2 miliardi attesi nel 2023, grazie anche a un contratto vantaggioso per l’«affitto» della rete dal nuovo proprietario.