TIM difende l’accordo con Kkr

Lo scorso 5 novembre il Cda di Telecom Italia ha approvato a maggioranza l'offerta vincolante di Kkr per la rete fissa, con la convinzione di difendere l’accordo in tutte le sedi necessarie.

L’offerta vincolante di Kkr giudica il valore della rete 18,8 miliardi di euro, senza considerare eventuali incrementi legati al verificarsi di determinate condizioni che potrebbero aumentare il valore fino a 22 miliardi, si legge in una nota diffusa da Tim. Il consiglio TIM ha deliberato a maggioranza (con 11 voti favorevoli e 3 contrari) che la decisione sull’offerta “è di competenza esclusiva consiliare” e ha quindi dato mandato all’AD di finalizzare i contratti vincolanti. Sulle basi di questi sviluppi, l’amministratore delegato, Pietro Labriola, è convinto che la nuova Tim senza rete possa tornare a fare profitti. Ed è pronto a difendere la sua convinzione anche in sede legale nel caso di un ricorso da parte del primo socio del gruppo, Vivendi. Dedicano attenzione al tema i principali organi di stampa, fra cu il Corriere della Sera, con un articolo a firma di Francesca Bertolino: L’affare non è altrimenti reversibile, neanche attraverso un’ipotetica assemblea straordinaria richiesta dai soci dissenzienti, ha rimarcato il capo legale di Tim, Agostino Nuzzolo. Nel presentare i conti dei novi mesi, così, Labriola si è portato avanti, illustrando alcuni numeri dell’azienda di servizi a privati e imprese che resterà quotata a Piazza Affari. La vendita della rete al fondo Usa consentirà a Tim di liberarsi di due oneri. Da un lato, quello di investire per ammodernare l’infrastruttura, compito che ora spetterà ai nuovi proprietari, Kkr, governo e F2i. Dall’altro, quello di servire un debito di 20,6 miliardi (che, con i contratti di leasing, tocca 26 miliardi), costato nel 2023 già quasi 2 miliardi. Stando alle proiezioni del manager, ne deriverà un gruppo con un debito di 6,4 miliardi e un piano di investimenti annuo da 2 miliardi. Così alleggerita, la nuova Tim potrà aumentare del 10% annuo l’ebitda dai 3,2 miliardi attesi nel 2023, grazie anche a un contratto vantaggioso per l’«affitto» della rete dal nuovo proprietario.