PMI e 4.0: digitalizzare per crescere

Afferma Marco Taisch, che dirige il neonato centro di competenza sul 4.0 «Made» a Milano: c’è ancora una diffusa «mancanza di consapevolezza nel raccogliere i dati».

Continuano le osservazioni e i commenti su un recente, significativo studio del Politecnico di Milano che segnala come il 42% delle PMI italiane dichiari di possedere competenze digitali basse (17%) o distribuite in maniera non omogenea tra il personale (25%), il che rende difficile l’implementazione e l’utilizzo diffuso di nuove tecnologie. Dedica ancora una volta attenzione all’argomento L’Economia, magazine economico-finanziario de Il Corriere della Sera, con un articolo a firma Fabio Savelli pubblicato lo scorso 24 maggio: L’accessibilità dei dati e delle informazioni al di fuori degli edifici aziendali, raggiunta completamente solo dal 3% delle pmi, rimane un obiettivo lontano. Peggiore la situazione delle piattaforme: solo il 36% delle pmi è dotato di un Erp aziendale che integri le viste derivanti dai diversi processi, con un preoccupante 33% che non conosce la tecnologia o non ne prevede l’introduzione. Solo il 37% utilizza soluzioni avanzate di Security e appena il 12% ha progetti che sfruttano i big data. Dice Marco Taisch, che dirige il neonato centro di competenza sul 4.0 «Made» a Milano, uno dei punti nevralgici di questo necessario trasferimento tecnologico, che c’è una diffusa «mancanza di consapevolezza nel raccogliere i dati. Troppe aziende si basano sulla sensazione dell’operatore, del capo stabilimento, del responsabile di area: non connettono le macchine, non sanno qual è il valore dell’uso del dato». Soprattutto c’è «troppa gelosia nell’informazione». Raramente c’è il passaggio al cloud: si preferisci tenere «i dati sui server aziendali con costi di gestione maggiori».

Un segnale importante e concreto di come vengono recepite le dinamiche di sviluppo viene dagli aspetti fiscali, dove si è passati dal super-ammortamento per i beni strumentali al credito d’imposta. Come viene ricordato nell’articolo di Savelli, la divaricazione di competitività tra chi ha operato il salto digitale e chi non lo ha fatto è diventata lampante. Gli esperti di Made hanno messo in campo uno strumento che misura il grado di prontezza a fare la trasformazione digitale tramite interviste ai ruoli chiave dell’impresa (responsabile di produzione, manutenzione, logistica interna, pianificazione). Sempre nell’articolo: la patente digitale a punti si scontra però con un tema di competenze che Taisch ritiene sia la prima emergenza: «Ci vuole un piano di reskilling digitale dell’intero Paese, il credito imposta non è una spinta sufficiente e i competence center sono troppo pochi per fare la massa critica che serve». Le otto ore di formazione all’anno inserite nel contratto dei metalmeccanici sono un’inezia. Serve il potenziamento degli IST, istituti tecnici ad alta specializzazione, a ben vedere inseriti anche nel Recovery Plan del governo.

© 2021 Valtellina S.p.A.
Via Buonarroti, 34 – 24020 Gorle (BG) – Italy
valtellina@valtellina.com


C.F. e P.IVA 00222840167 – Cap. Soc. € 18.000.000 i.v.
Reg. Imp. BG n° 00222840167 | R.E.A. n° 39405
Direzione e coordinamento di Finval SpA
  • Privacy
  • Cookie Policy
  • Credits

Rimani aggiornato sul mondo Valtellina

Lascia il tuo indirizzo email per ricevere comunicazioni e aggiornamenti dal mondo Valtellina. Compila il modulo e controlla la tua inbox per confermare l’iscrizione.