Telco: ecco il piano Colao

Si guarda al superamento del modello a concessione in favore di quello ad incentivo. Lo Stato interverrà per il 70% nelle aree dove il download non raggiunge i 300 Mb.

Il comitato interministeriale coordinato dal Ministro Colao sta lavorando al modello operativo per destinare le risorse del PNRR alla banda ultralarga e più in generale allo sviluppo digitale del Paese.
Si concentra in particolare l’interesse sui fondi da destinare all’infrastrutturazione nelle aree in digital divide, quelle grigie ma anche quelle nere, in cui la velocità di connessione in download risulta al di sotto dei 300 Mb/s. All’argomento dedica un suo editoriale, pubblicato lo scorso 29 luglio, la Direttrice di Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni, Mila Fiordalisi: Stop al modello a concessione, si va verso quello a incentivo. I progetti saranno co-finanziati dallo Stato per circa il 70% nelle aree dove la velocità di download non raggiunge i 300 Mb. Neutralità tecnologica: in campo fibra ma anche tecnologie wireless come l’Fwa. L’accesso wholesale dovrà essere garantito a tutti gli operatori. “La soglia della scelta prestazionale di intervento pari a 300 Mb/s stabile in download è necessaria per raggiungere, entro il 2026, l’obiettivo di connettività ad almeno 1 Gigabit/s definito dal Digital Compass”, si legge nel documento che Corcom ha potuto visionare. “La soglia indicata appare, infatti, l’unica idonea a garantire che lo sviluppo delle reti da parte dei privati, in assenza di finanziamenti pubblici, evolva rapidamente verso gli obiettivi del Digital Compass secondo il principio della scalabilità evidenziato dalla Commissione europea. Tale soglia è necessaria per sviluppare reti future proof”.

Come ricorda la stessa Fiordalisi nel suo articolo, sul fronte tecnologico prevale la logica della neutralità con l’obiettivo di accelerare la roadmap: fibra, dunque, ma anche Fwa e tecnologie “miste” in grado di garantire gli obiettivi messi nero su bianco nel Piano Italia a 1 Giga. Puntualizza ancora l’articolista: Il modello a incentivo – secondo quanto risulta dalle simulazioni effettuate dall’economista ed esperto di TLC Maurizio Matteo Dècina – si basa sul completamento della rete in funzione dell’attivazione finale, che consente all’operatore di iniziare a recuperare l’investimento (l’incentivo copre infatti solo una parte dell’investimento, la restante parte deve essere coperta immediatamente con i flussi di cassa). L’incentivo, calcolato come percentuale degli investimenti unitari per unità immobiliare, verrebbe erogato solo a compimento della tratta verticale che consente al cliente una immediata attivazione. Secondo Dècina tra i due modelli di intervento pubblico – a concessione o a incentivo – ci potrebbe essere un differenziale di 20 miliardi di euro in termini di crescita economica in 5 anni, pari all’1% del Pil. Nel caso in cui il tasso di attivazioni dello scenario per concessione fosse incrementato di 10 volte rispetto a quello attuale (zone bianche) il differenziale si ridurrebbe a 5 miliardi.

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