La rete unica in fibra a banda ultralarga sembra ormai in vista, anche se il percorso verso l’obiettivo potrebbe essere ancora accidentato. Un passo importante è stato certamente il memorandum siglato con Cdp Equity che punta ad avviare le interlocuzioni preliminari per valutare l’integrazione degli asset di rete. Protocollo di intesa entro il 30 aprile. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni con un articolo del suo Direttore Mila Fiordalisi, pubblicato lo scorso 2 aprile: “Tim, su richiesta della Consob, precisa di aver firmato un accordo di riservatezza con Cdp Equity al fine di avviare interlocuzioni preliminari riguardanti l’eventuale integrazione della rete di Tim con la rete di Open Fiber, di cui Cdp Equity detiene il 60% del capitale sociale”: lo annuncia la telco guidata da Pietro Labriola in una nota. “L’accordo- si legge – è funzionale ad avviare negoziazioni con l’obiettivo di addivenire alla stipulazione indicativamente entro il 30 aprile di un protocollo di intesa (memorandum of understanding) volto a definire gli obiettivi, il perimetro, la struttura e i principali criteri e parametri di valutazione relativi al progetto di integrazione”. Colpo di acceleratore dunque sulla rete unica. L’accordo cambia le carte in tavola: arriva alla vigilia dell’offerta da parte del fondo americano Kkr- stando a indiscrezioni di stampa il fondo farà pervenire la propria proposta a ore, entro il 4 aprile – e conferma le mosse del Governo e della Cassa che si erano palesate nei giorni scorsi attraverso le dichiarazioni dell’Ad di Cdp Dario Scannapico e del consigliere economico della Presidenza del Consiglio, Francesco Giavazzi.
Sempre nell’articolo si ricorda come il fondo a Kkr avrebbe già messo nero su bianco i propri desiderata e le proprie osservazioni in una lettera fatta pervenire ai vertici di TIM. A questo proposito, Mila Fiordalisi sottolinea: Da capire l’ammontare dell’offerta, ossia se il fondo sia disponibile a confermare i 50 centesimi per azione calcolati come premio prima della fine dello scorso anno e considerati a suo tempo non idonei da parte dell’azionista principale, Vivendi. Se il progetto di integrazione fosse confermato bisognerà capire cosa accadrà con le gare per la banda ultralarga in cui è prevista l’erogazione di fondi pubblici nell’ambito del Pnrr. Il 31 marzo è scaduta la deadline per la presentazione delle offerte nell’ambito della gara da 3,7 miliardi per la banda ultralarga nelle aree grigie, ossia per portare la rete veloce a 7 milioni di indirizzi civivi non coperti dalle reti ad alta velocità (i lavori dovranno essere completati entro il 30 giugno 2026). Tim e Open Fiber si sono entrambe candidate: come sarà gestita la partita delle assegnazioni e quale impatto ne deriverà da un’eventuale integrazione degli asset di rete delle due aziende visto che si tratta di fondi pubblici?