L’ambiente è il punto forte del progetto che cambierà la viabilità nel delicato snodo autostradale di Bologna: un anello verde dislocato in 140 ettari e che ha come obiettivo primario 4,5 milioni di ore di traffico ridotte ogni anno, per una stima di 1.350 tonnellate di CO2 in meno. Il riconoscimento della certificazione Envision per il progetto del Passante di Nuova Generazione è il fiore all’occhiello di una infrastruttura che introdurrà molti elementi di innovazione ambientale e tecnologico. Dedica attenzione al tema La Repubblica, con un articolo pubblicato nella sua versione on line lo scorso 5 aprile: È il Passante di Bologna la prima infrastruttura autostradale in Europa a ricevere la certificazione Envision con il più alto livello di rating raggiungibile, il Platinum. Un riconoscimento che porta un nuovo primato in casa Autostrade per l’Italia, l’aver progettato una infrastruttura capace di rispondere per intero ai requisiti previsti dal protocollo internazionale che ne ha valutato la sostenibilità economica, sociale, ambientale durante l’intero ciclo di vita, dalla progettazione, alla realizzazione fino all’entrata in esercizio. Al progetto del Passante, ICMQ, l’unico ente accreditato nel nostro Paese per il rilascio della certificazione internazionale, riconosce alti livelli qualitativi nelle 5 macroaree di valutazione individuate, quali: l’impatto positivo sulla qualità della vita del territorio in cui si colloca; l’uso sostenibile delle risorse per la sua realizzazione; la tutela e il rispetto del clima e dell’ambiente.

Come ricordato nell’articolo, Il sistema autostradale e tangenziale di Bologna è allo stesso tempo sia snodo metropolitano, cruciale per una delle principali realtà produttive nazionali, sia cerniera per l’intera mobilità autostradale italiana, la cui funzionalità è strettamente legata alla crescita economica del Paese. Nella certificazione Envision è stata valutata la duplice funzione che il progetto assolve, ossia la capacità di migliorare la mobilità di uno dei nodi più critici dell’intera rete autostradale italiana (preservando i collegamenti con la rete autostradale interconnessa alle principali direttrici, quali la A1, la A13 e la A14), fluidificando contestualmente il tratto autostradale urbano. Così nell’articolo: La certificazione Envision evidenzia inoltre la rispondenza del progetto alle caratteristiche di tutela e rispetto del clima e dell’ambiente in cui si colloca. Il Passante infatti è stato pensato, di concerto con il territorio, come una vera e propria green infrastructure, un’opera capace di riqualificare l’area attraversata, di aumentarne le dotazioni ambientali e di contenere sistematicamente l’inquinamento acustico e le emissioni in atmosfera. Ne è un esempio l’innovativo intervento della Galleria fonica San Donnino, attraverso la quale si otterrà un aumento delle superfici ambientali e dello spazio pubblico pedonale al di sopra dell’infrastruttura che consentirà anche di riconnettere i due lembi della città.
Il progetto complessivo del Passante, inoltre, si caratterizza per la realizzazione di una continua presenza di piste ciclopedonali e di sottovia riqualificati che consentono, unitamente agli interventi di forestazione urbana, la realizzazione di un articolato telaio di infrastrutturazione paesistico-ambientale lungo tutto il tracciato infrastrutturale. Il Passante risponde anche alle caratteristiche previste dal protocollo alla voce “Uso delle risorse”, grazie all’impegno del Gruppo Aspi nell’incentivare l’adozione di politiche per la corretta identificazione e allocazione delle risorse necessarie alla realizzazione dell’opera.

L’approvazione del bilancio Fs del 2021 avvenuta nei giorni scorsi, ha dato il via al nuovo piano industriale. Questo si focalizzerà sugli investimenti che, nello scorso anno, si sono attestati intorno ai 12,5 miliardi. nel piano 2022-2031, con la guida dell’AD Luigi Ferraris, l’obiettivo è continuare a investire una cifra di almeno 12 miliardi. Dedica attenzione al tema Il Corriere della Sera con un articolo a firma di Andrea Ducci, pubblicato lo scorso 7 aprile: «Per metà maggio presenteremo il nuovo piano industriale che prevede investimenti per oltre 10, 15 miliardi all’anno», osserva Ferraris durante un intervento al congresso nazionale della Fit Cisl, dove si è confrontato con il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini sul Pnrr. Un tema cruciale poiché il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Fondo Complementare assegnano ben 25,2 miliardi di euro (si tratta di oltre il 10% delle risorse a disposizione) a Fs e alle sue società controllate. Ulteriori risorse, insomma, destinate a contrassegnare il percorso del gruppo almeno fino al 2026. Nei prossimi mesi, oltre alle gare e all’avvio degli interventi legati al Pnrr, Ferraris intende attraverso il piano industriale procedere con una profonda riorganizzazione societaria. I dettagli e i benefici in termini economici arriveranno tra qualche settimana, ma il progetto è ormai ultimato e prevede la creazione di quattro poli a cui faranno capo altrettanti ambiti strategici. Il primo polo sarà legato alle infrastrutture, attraverso uno stretto coordinamento e una piena integrazione operativa tra Anas, Rfi e Italferr. Le tre società controllate da Fs dovranno avere una pianificazione e una progettualità condivisa, mettendo a fattore comune competenze e strategie sia sulla rete stradale sia sulla rete ferroviaria.

Il progetto, riporta Corriere, prevede la creazione di quattro poli a cui faranno capo quattro ambiti strategici. Il primo quello delle infrastrutture, con coordinamento tra Anas, Rfi e Italferr; poi quello del trasporto passeggeri con Trenitalia, Busitalia, Sita Nord e Ferrovie del sud est; poi i servizi di logistica e, per ultimo, quello legato ai servizi urbani e a tutte le attività ancillari legate al gruppo Fs. A questo proposito nell’articolo si sottolinea: La quarta gamba su cui poggerà la riorganizzazione sarà legata ai servizi urbani, un polo cioè che sovrintenda sulle attività ancillari del gruppo Fs legate, per esempio, alla valorizzazione di immobili ed ex siti ferroviari, così come alla gestione delle stazioni in un’ottica di maggiore integrazione con il sistema urbano che le circonda. Le società coinvolte in questo ambito sono Grandi Stazioni Immobiliare (controllata da Fs al 60%) e Fs Sistemi Urbani. Nel piano, come già delineato da Ferraris, troveranno posto anche una serie di progetti targati Fs per auto-produttore energia da fonti rinnovabili.

Il direttore dell’Agenzia per la cyber sicurezza Roberto Baldoni ha annunciato il prossimo arrivo del Piano nazionale organizzato in 85 obiettivi da raggiungere entro il 2026. Ha colto l’occasione della presentazione per lanciare anche un allarme sullo scenario dopo la fine del conflitto in Ucraina, sottolineando che bisogna farci trovare preparati e che il PNRR è uno strumento fondamentale. Ne parla Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni in un articolo pubblicato lo scorso 7 aprile: È una strategia molto innovativa nel suo genere, che prenderà un quadriennio, punterà al 2026 – ha spiegato Baldoni – All’interno di questo percorso ci sono tanti obiettivi che dovranno essere raggiunti e l’Agenzia sarà lì a controllare che questi obiettivi vengano raggiunti. Sono 85 obiettivi, un percorso importante per il nostro Paese”. “Alcuni obiettivi saranno raggiunti anche prima del 2026”, ha precisato sottolineando che ci si arriverà “progressivamente, ma sono percorsi che dobbiamo intraprendere”. Baldoni ha poi evidenziato come il nostro Paese sconti un ritardo importante sul fronte cyber. “Scontiamo un ritardo importante, l’agenzia tedesca è nata 30 anni fa – ha detto – l’agenzia francese 15 anni fa, l’agenzia israeliana 20 anni fa ed è chiaro che in questo periodo quello che ci è mancato in Italia è qualcuno che battesse il tempo sulla consapevolezza rispetto a questo tipo di rischi, l’importanza della formazione, l’importanza di creare un sistema di resilienza umano e tecnologico riguardo questo tipo di attacchi”.

Baldoni ha poi esposto alcune puntualizzazioni sul tema della guerra cyber connessa al conflitto ucraino. Precisando che si è avuto sicuramente un aumento degli attacchi, non solo da noi, ma anche verso i nostri alleati, non però come quello che ci aspettavamo appena iniziato il conflitto: “La rete di scambio informativo in Europa e in Italia ha funzionato abbastanza bene. Non abbiamo registrato quella quantità di attacchi, anche verso le nostre infrastrutture, che ci potevamo aspettare, ma dobbiamo rimanere sempre in allerta perché le problematiche potrebbero arrivare da un momento all’altro”. E il conflitto, secondo Baldoni, cambierà il contesto cyber anche una volta terminato. “Quando finirà il conflitto in Ucraina continuerà la cyber guerra, la avremo ancora più accentuata e ci dobbiamo preparare anche a questo: dobbiamo correre. L’esperto ha chiarito che le allerte per il conflitto in Ucraina sono fondamentalmente legate agli operatori energetici, finanziari e telco. È quindi importante, ha sottolineato Baldoni, che chi ha responsabilità ponga attenzione a devolvere adeguate risorse all’interno di questi settori. Il Pnrr rappresenta, in questo contesto, uno strumento chiave.

Tim ha deciso di non concedere la due diligence a Kkr, condizione ritenuta vincolante per gli americani per procedere a un’offerta sull’intero gruppo, e va avanti con il piano industriale. Il board, all’unanimità, ha precisato di non ritenere opportuno in questa fase, dare seguito alla richiesta di un esame dei conti, in mancanza di un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione). Entro l’estate, secondo quanto annunciato nella lettera agli azionisti dall’AD Pietro Labriola e dal presidente Salvatore Rossi, sarà definita la fattibilità e la definizione del progetto di separazione tra infrastruttura (NetCo) e servizi (ServCo) per garantire massima flessibilità e specificità delle azioni che saranno intraprese al fine di valorizzare al meglio le rispettive potenzialità in termini di innovazione, redditività e creazione di valore. E per entrambi gli ambiti si starebbero facendo avanti fondi e operatori come possibili partner da coinvolgere. Rivolge attenzione agli sviluppi del Gruppo delle Tlc Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Andrea Biondi pubblicato lo scorso 8 aprile: Tim ricapitola i motivi indicati dal fondo: «Il profit warning di dicembre, che è stato comunicato il 15 dicembre 2021, seguito dall’annuncio di risultati inferiori alle aspettative per l’esercizio 2021; le nuove guidance sul piano strategico 2022-2024, anch’esse inferiori alle attese (e significativamente più basse rispetto al broker consensus per il 2022), comunicate il 2 marzo; il downgrade delle agenzie di rating con outlook negativo». Su tutto questo però, spiega Tim, Kkr è stata informata esattamente come gli altri azionisti. E così niente due diligence e capitolo chiuso per questa possibile offerta al mercato da 10,8 miliardi di euro (33 compreso il debito). Le porte potrebbero comunque riaprirsi, puntualizza Tim, ma solo con altre condizioni: «Qualora Kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria e di risparmio di Tim), il Consiglio di Amministrazione di Tim sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione nell’interesse di tutti gli azionisti».

Come ricorda Biondi nel suo articolo, ora ci si potrebbe sedere anche in altri tavoli visto che Kkr ha dichiarato di essere comunque disponibile a esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della Società, dei suoi azionisti e del Paese. Così nell’articolo: Parole, queste, contenute nella chiosa dell’ultima missiva di Kkr a Tim e che hanno fatto pensare a un’apertura, quantomeno a vedere le carte, ora che sta prendendo corpo ad esempio il dossier della rete unica Tim-Open Fiber. L’accordo di riservatezza (Nda) siglato da Telecom e da Cdp (a sua volta azionista al 10% di Tim e al 60% di Open Fiber) è previsto essere il primo step di un “Memorandum of understanding” da firmare entro il 30 aprile.

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