Al Recovery Plan (Pnrr) il governo assegna un compito particolarmente arduo: fare ordine nella frammentata governance italiana riguardante il passaggio dai risultati della ricerca alle concrete applicazioni industriali. Ne parla il quotidiano Il Sole 24 Ore in uno specifico articolo pubblicato lo scorso 18 giugno: Una quota di 350 milioni è indirizzata proprio a riorganizzare e razionalizzare una rete di 60 centri (centri di competenza 4.0, Digital Innovation Hub, punti di innovazione digitale) incaricati dello sviluppo di progettualità e dell’erogazione alle imprese di servizi di trasferimento tecnologico. Per capirci, secondo l’Atlante i4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico e di Unioncamere attualmente sono 630 i centri per il trasferimento tecnologico e la trasformazione digitale delle imprese.
Come viene puntualizzato anche nell’articolo, con il riassetto il governo ritiene di poter concretizzare un aumento del valore del servizio di trasferimento tecnologico del 140% (circa 600 milioni) rispetto al valore base di 250 milioni. Su questo specifico punto continua l’articolo: Il finanziamento dei centri già esistenti si baserà sulla valutazione della performance e di eventuali carenze di finanziamento; l’abbinamento con fondi privati sarà considerato condizione essenziale. Una delle caratteristiche dovrà essere la fornitura di servizi più prossimi al mercato rispetto ad altre due tipologie di soggetti delineati nel PNRR. In sostanza questi centri dovranno sviluppare o favorire investimenti ad alto TRL (Technology Readiness Level, il livello di maturità tecnologica) valorizzando in risultati industriali la ricerca di altri soggetti. Si tratta innanzitutto di quelli che sono citati come «campioni nazionali», centri di ricerca nazionale, in collaborazione con le università, su alcune grandi tecnologie abilitanti. All’inizio del 2022 saranno lanciati bandi di gara per selezionare i centri e quindi le tecnologie di riferimento, tra una rosa di candidati che al momento include simulazione avanzata e big data, ambiente ed energia, quantum computing, biopharma, agritech, fintech, tecnologie per la transizione digitale industriale, mobilità sostenibile, tecnologie applicate e patrimonio culturale, tecnologie per la biodiversità. Si tratterà di consorzi, con le funzioni amministrative centralizzate e quelle di ricerca parzialmente decentralizzate secondo le competenze delle istituzioni di ricerca partecipanti. Le imprese private saranno coinvolte attraverso accordi specifici di utilizzo delle infrastrutture di ricerca. Questa linea di investimento è finanziata dal PNRR con 1,6 miliardi.
Il Ministero dello Sviluppo Economico con un apposito Decreto Ministeriale ha adottato il “Piano Scuola” che intende garantire la messa a disposizione di connettività fino a 1 Gigabit/s in download e banda minima garantita pari a 100Mbit/s simmetrici a favore di circa 35 mila plessi scolastici pubblici. È previsto il collegamento di tutti i plessi scolastici delle scuole medie e superiori statali sull’intero territorio nazionale, nonché il collegamento di tutti i plessi delle scuole primarie e dell’infanzia statali ubicate nelle aree già interessate da interventi infrastrutturali, nell’ambito del Piano banda ultra larga del Ministero dello Sviluppo Economico, relativo alle cosiddette «aree bianche» (si tratta di quelle in cui non previsto nessun investimento privato per banda ultra larga nei prossimi tre anni). Le risorse disponibili sono pari a 400.430.898 euro (comprensivi di Iva). Le risorse provengono dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) relative al periodo 2014-2020. L’attuazione del Piano è affidata a Infratel Italia S.p.a., società in house del Ministero dello Sviluppo Economico.
Nelle scorse settimane il Piano è entrato nel vivo con i primi interventi, come ricorda COR.COM – Il Corriere delle Comunicazioni in un articolo pubblicato il 18 giugno: La realizzazione del Piano nelle Regioni Emilia-Romagna, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Trento, è affidato alle rispettive società in-house regionali mentre, nelle restanti Regioni, Infratel Italia ha affidato la realizzazione degli interventi a Fastweb (Piemonte, Liguria, Lazio, Sardegna, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia), Intred (Lombardia) e Tim (Toscana, Veneto, Puglia, Molise, Abruzzo, Marche). Entro settembre 2021, secondo gli accordi stipulati con gli aggiudicatari, e quindi in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico, le attivazioni dovranno essere completate in 3.406 scuole su tutto il territorio nazionale. Da oggi, spiega ancora il Mise, è disponibile sulla piattaforma un aggiornamento puntuale sull’andamento del Piano. I cittadini potranno individuare sulla mappa interattiva già presente le scuole pianificate ed il loro stato di connessione.
Sempre in relazione al Piano e agli effetti positivi che potrà avere anche oltre le aule scolastiche, l’articolo di COR.COM ricorda: Proprio alla banda ultralarga nelle scuole è dedicato il nuovo rapporto dell’Economist Intelligence Unit (Eiu) sponsorizzato da Ericsson, da cui emerge che le nazioni dotate di scarsa connettività a banda larga possono aumentare il Pil fino al 20% collegando le scuole a Internet. “Una forza lavoro ben istruita ha maggiori probabilità di essere innovativa e di promuovere idee rivoluzionarie – spiega il report – portando allo sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro. L’analisi dell’EIU mostra che per ogni 10% di aumento della connettività scolastica in un paese, il PIL pro capite potrebbe aumentare dell’1,1%”. Nel caso del Niger, ad esempio, paese dell’Africa Occidentale, il miglioramento della connettività scolastica allo stesso livello dei finlandesi, potrebbe aumentare il PIL pro capite di quasi il 20% – da 550 dollari a 660 dollari a persona entro il 2025.”
L’obiettivo del progetto di TIM è coadiuvare le aziende del sistema manifatturiero italiano ad accogliere l’innovazione che pone in sinergia telecomunicazioni e digitale, facendone le leve per poter affrontare un futuro in cui Internet delle cose, automazione intelligente, remotizzazione dei processi produttivi promettono di fare la differenza. Pone attenzione ai significati del progetto e alle sue fasi attuative il quotidiano Il Sole 24 Ore, con articolo pubblicato lo scorso 17 giugno a firma di Andrea Biondi: L’obiettivo è raggiungere tutti i principali poli produttivi delle eccellenze del made in Italy e finora, fra presentazioni pubbliche e incontri istituzionali, Tim ha avuto modo di spiegare il progetto in 12 distretti: poco meno di un decimo di quelli che sono simboli della via italiana al fare industria, con una gloriosa storia alle spalle e, davanti, un futuro in cui a fare la differenza sarà la capacità di far sposare prodotto, bellezza e creatività con tecnologia e innovazione «Gli italiani sono abituati, fin dal Medioevo, a produrre, all’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo» secondo una frase dello storico dell’economia, Carlo Maria Cipolla, diventata emblematica nella descrizione di quelli che – se consideriamo la Prato del tessile o la Motor Valley dell’Emilia-Romagna – hanno anche rappresentato luoghi storici della manifattura italiana.
Come ricorda proprio nel suo articolo Andrea Biondi, le reti di nuova generazione rappresentano evidentemente una fase di svolta fondamentale, alla luce anche del fatto che gli abbonamenti al 5G nel mondo aumentano al ritmo di 1 milione al giorno, facendone la generazione mobile adottata più velocemente nella storia. Entro la fine del 2021 saranno 580 milioni gli abbonamenti nel mondo. Il 5G dovrebbe superare il traguardo del primo miliardo di abbonamenti due anni prima rispetto a quanto fatto dal 4G Lte. Sottolinea ancora Biondi: Tim mette così sul piatto la sua offerta di servizi che sotto la gestione Gubitosi è andata delineandosi e completandosi. Si va dalle soluzioni di edge e cloud computing di Noovle, la società dei data center del gruppo di TLC che ha Google come partner strategico, ai servizi IoT verticali di Olivetti per implementare la parte di Artificial Intelligence passando per le soluzioni di Cybersecurity di Telsy e per i servizi internazionali grazie a Sparkle, per connettere le sedi delle aziende, i partner e i clienti all’estero.
L’Amministratore Delegato di Italgas, Paolo Gallo, ha presentato lo scorso 15 giugno ad analisti e investitori il Piano Strategico del Gruppo per il periodo 2021-2027, che è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione della Società presieduto da Alberto Dell’Acqua. Il nuovo Piano prevede un programma di investimenti di 7,9 miliardi di euro, in aumento di 0,4 miliardi di euro rispetto al precedente Piano presentato lo scorso ottobre. L’incremento degli investimenti è guidato dalla digitalizzazione, con l’obiettivo di completare nel 2022 la trasformazione digitale degli asset e rendere Italgas a tutti gli effetti un protagonista della transizione energetica; un piano in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e di sviluppo di gas rinnovabili come biometano, metano sintetico e idrogeno verde. Dedica attenzione al tema Il Corriere della Sera, con un articolo a firma Emily Capozucca pubblicato il 16 giugno: La società ha anche confermato la politica dei dividendi, che “riflette l’impegno di Italgas a garantire agli azionisti una remunerazione attrattiva, in crescita e sostenibile”. Strutturato su cinque direttrici, il piano coinvolge la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica, l’upgrade dell’infrastruttura. “La trasformazione digitale resta il principale abilitatore del nostro percorso di crescita con l’obiettivo di completare nel 2022 la digitalizzazione del network e disegnare la roadmap che confermerà il ruolo strategico delle reti del gas quale volano della transizione energetica per il raggiungimento degli obiettivi Ue net carbon zero” ha commentato Paolo Gallo, Ceo di Italgas.
Il Piano integra i criteri ESG e risponde alle sfide della sostenibilità ponendo alla Società nuovi target in termini di riduzione delle emissioni, efficienza energetica e sviluppo di competenze e valorizzazione delle risorse per rendere effettivo il cambiamento. Più nel dettaglio, le cinque direttrici principali si strutturano su questi obiettivi: (1) trasformazione digitale e innovazione tecnologica che permetteranno a Italgas di giocare un ruolo chiave nella transizione energetica; (2) repurposing, upgrade dell’infrastruttura per accogliere e distribuire gas rinnovabili e sua estensione anche attraverso M&A e gare ATEM; (3) nuove opportunità di crescita valorizzando le competenze del Gruppo nei settori dell’efficienza energetica, idrico e dei servizi IT; (4) insourcing di competenze core, ulteriore impulso alle attività di reskilling e upskilling delle persone (5) struttura finanziaria solida ed efficiente per sostenere le opportunità di crescita e continuare a garantire un adeguato ritorno per gli azionisti.